Pandemia, qualcosa che riguarda TUTTI, qualcosa che ha a che fare con TUTTO. Fino ad 8 mesi fa nessuno di noi aveva dato davvero peso a questa parola; certo sapevamo che esisteva, magari l’avevamo trovata in qualche libro di biologia o aprendo il dizionario sotto la P. ,ma nessuno di noi immaginava come in un niente questo TUTTO avrebbe cambiato le nostre vite.
Sono cambiate le nostre abitudini, è cambiato il modo di incontrarci, il modo di entrare in relazione con l’altro, il modo di percepire l’altro più come un pericolo che come un fratello con cui percorrere un tratto di strada.
Ho avuto il “privilegio”, nel lockdown di primavera, di vivere davvero “rinchiusa”, ma non in un piccolo appartamento, bensì in una scuola materna abbastanza grande da ospitare 150 bambini. Insomma, il mio chiuso era relativo, ma ho potuto toccare davvero quello stop forzato, di TUTTO. Ho passato giornate a sentire informazioni, a raccogliere frammenti di racconti di chi era davvero “al fronte” e la domanda/inquietudine sul fatto che “Non potevo fare nulla” era profonda.
Ora siamo di nuovo in un momento di chiusura, ma le scuole per i più piccoli sono, per fortuna, rimaste aperte…Primo pensiero: Che bello posso fare qualcosa!
Ed è sicuramente più sopportabile arrivare a sera stanchissima, ma sapendo di aver fatto qualcosa di utile!
Il sorriso dei bambini che incontro ogni giorni ha scolpito in me un pensiero…ancora una volta il Tutto occupato dalla pandemia ha scatenato la necessità di Fare, offuscando la consapevolezza e la volontà di Essere.
Ci stiamo abituando alla distanza, alle mascherine, all’astensione da ciò che rende “umani”…magari inconsciamente, ma siamo ormai così abituati che non ci stupiamo più di non poter vedere il sorriso dell’altro.
Per fortuna con i bambini non è così…quei luoghi e quelle persone a cui il distanziamento e le mascherine non sono imposte (perché non sarebbe possibile!) sono come delle piccole bolle che stanno custodendo la nostra umanità, non per ciò che fanno, ma per essere semplicemente chi sono.
Là, dove ci sono persone anziane o disabili, piccoli che la nostra società vorrebbe non ci fossero, che sta cercando di “recludere” piuttosto che custodire…beh, proprio lì l’umano è pienamente custodito.
Quando finalmente la pandemia volgerà al termine tutti “noi” avremo forse paura di abbracciarci, di stringerci la mano, di sederci troppo vicini, di fidarci del sorriso del passante per strada…e ci renderemo conto che proprio la fragilità, la piccolezza che tanto vogliamo “escludere” dalla nostra società avrà custodito la nostra umanità.
Questi piccoli avranno conservato e custodito la spontaneità del correre incontro a qualcuno solo per dirgli “Ti voglio bene”, la naturalezza del fare una carezza a qualcuno che piange, la bellezza del donare un sorriso…e questo è più forte del tutto della pandemia!
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).
Ma non è proprio questa la Buona Notizia del Vangelo?
E allora coraggio, piccoli! La pandemia c’è, fa paura…ma la resistenza dei vostri sorrisi sarà la forza di ognuno, sarà il segno che il Tutto non può travolgere e stravolgere il pezzetto del volto di Dio che è in voi…e in Tutti noi??!!