In accordo con la Superiora Provinciale condividiamo il discorso di apertura dell’Assemblea Provinciale di studio in preparazione al nostro XI Capitolo Generale. La sua introduzione ai lavori assembleari ben delinea lo scopo e la motivazione per i quali in questi giorni, a nome di tutte le sorelle della provincia di Torino, ci troviamo qui riunite.
Carissime sorelle,
benvenute a tutte e un sentito Deo Gratias alla Divina Provvidenza che ci ha permesso di essere qui in presenza per scrivere un pezzo della storia della nostra Congregazione.
Pensando a questa Assemblea di studio in preparazione al nostro XI Capitolo Generale mi è tornata spesso in mente una pagina del Vangelo di Luca (13,20-21): “A cosa rassomiglierò il Regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata”.
Certamente non voglio fare un’esegesi del testo, ma prendere questa bella immagine e farne l’icona di questa nostra Assemblea.
Oso sottolinearne tre passaggi di questa bella parabola che ci possono essere utili per questi giorni:
Primo passaggio Una piccola quantità di lievito mischiata con la farina, apparentemente insignificante e invisibile, ha un impatto straordinario, trasforma l’impasto in un modo che diventerà gradualmente evidente. Gesù con questa parabola descrive come le piccole cose, ovviamente per la potenza di Dio, possono avere effetti di vasta portata. Le piccole cose possono avere una grande influenza, un piccolo pezzo di pasta lievitata può permeare un grosso pezzo di pasta non lievitata e farla lievitare!
Secondo passaggio La donna mette il lievito mescolato nella farina, e quindi non è più visibile. “Nasconde” indica mettere qualcosa all’interno di un’altra cosa, quindi mescolare una cosa con un’altra.
La parabola è d’incoraggiamento. La consapevolezza che Dio sta operando e lo farà fino a quando poi in modo visibile, rinnova la nostra speranza e c’incoraggia!
Terzo passaggio Nella parabola vengono messe in evidenza le misteriose forze della vita, che nel buon proposito di Dio agiscono nei processi naturali. Gesù ci chiede di influire positivamente nel mondo, e per questo usa immagini come il sale (ricordato in un’altra parabola) e il lievito, elementi che anche in minima quantità possono influire nella massa liberando tutte le loro potenzialità. Gesù non invita i suoi a occupare o sostituirsi alle strutture sulle quali si regge la società, ma di infiltrarsi, come il sale e come il lievito, per dare sapore, per dilatarle, per renderle sempre più umane e attente ai bisogni e alle sofferenze degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Quali insegnamenti possiamo trarre da questa parabola?
Sicuramente un incoraggiamento!
Come sottolinea suor Nicla Spezzati: “è tempo «di risposte umili, provvisorie, per la situazione e il momento che ci è dato di vivere, risposte che come pizzico di lievito sono impastate con quelle delle altre vocazioni che formano la Chiesa».
Significa mettere in esecuzione il dinamismo del proprio carisma al servizio del Vangelo e della Chiesa nel cambiamento d’epoca in cui viviamo.
Continua ancora suor Nicla:
«Un carisma come paradigma non funziona dunque a partire da sé, da una definizione più o meno rigida o profonda, funziona a partire dalla sua capacità di fornire uno schema di correttezza per la soluzione di problemi di annuncio, missione, servizi di carità, problemi di vita comunitaria e di vita secondo lo Spirito». In altri termini la nostra missione è intesa come spazio di creatività prodotto dall’incontro del carisma con la storia»
Il kairos, ossia l’azione dello Spirito nell’oggi ecclesiale, conferma la radicalità evangelica testimoniata dal fondatore, ma chiede contemporaneamente ai religiosi e religiose di dare forma e visibilità a quelle intuizioni.
Ecco dunque in questi giorni di Assemblea diamo forma e visibilità alle intuizioni affinché tutta la pasta fermenti.
Ritengo che siamo arrivate fino qui con un solido percorso di lavoro e di questo ringrazio il mio Consiglio e la Commissione Tecnica per aver osato vie creative e coinvolgenti.
Concludo questa mia introduzione riprendendo quanto sottolineato nell’ultima parte dello strumento di lavoro:
Cerchiamo dunque di non vivere questo momento limitandoci ad indossare un vestito nuovo per poi rimanere in realtà così come si era prima o di mettere in discussione tutto, così da non cambiare nulla.
Troviamo il coraggio di destrutturarci a partire dalla realtà, tenendo presente che quando si attinge acqua dal pozzo profondo della nostra storia, occorre tornare alle domande e non alle risposte.
Infine il simbolo della nostra assemblea la metafora della mongolfiera.
Come sappiamo, la mongolfiera per poter volare ha bisogno di lasciare a terra i pesi e le zavorre che la tengono ferma, di un po’ di calore e di un buon vento che la direzioni. E’ fondamentale che il pilota, senza nè un motore o un timone, “sappia abbandonare il proprio bisogno di controllo e di dominio” e che si faccia trasportare invece da una buona bussola….
Così si diventa piloti della propria mongolfiera, della propria vita, dove la libertà sarà quella di poter modificare l’altitudine di volo per trovare altri venti favorevoli.
In effetti, quando nella vita arrivano venti freddi e sfavorevoli, l’unico modo per poter continuare a “volare” è cambiare altitudine, trovare nuove risorse interiori, nuovi modi di pensare per adattarci alle richieste che la vita ci pone.
Siamo state accolte in questa sala da queste belle mongolfiere che le ospiti dei Santi Innocenti ci hanno gentilmente e calorosamente preparato, le nostre innumerevoli aspettative per questa assemblea sicuramente le faranno volare all’altitudine giusta e ci faranno da bussola per questi giorni.
Buon lavoro a tutte!
Deo Gratias!